È assurdo pensare che il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, fosse all’oscuro del blitz che ha portato all’espulsione dall’Italia della moglie del dissidente kazaco, Alma Shalabayeva, e di sua figlia. Se volessimo, però, per un attimo, dar credito alla versione di Alfano, che ha più volte affermato di non sapere nulla, la verità che ne verrebbe fuori sarebbe ancora più agghiacciante: ci chiediamo, allora, chi, a sua insaputa, abbia avuto il potere di prendere decisioni così importanti e delicate. Poteri occulti? Servizi deviati? Alfano ha il dovere di dirci la verità. Su questa vicenda ci sono ombre su cui va fatta immediata luce, rapporti di amicizia che vanno chiariti e gravi responsabilità da accertare. Anche per questo, non vorremmo che la relazione del capo della Polizia consegnasse all’opinione pubblica solo l’ennesimo capro espiatorio perché il potente di turno, come al solito, possa farla franca. E non è possibile che lo spauracchio della crisi di governo, sbandierato un giorno sì e l’altro pure, continui a tenere sotto scacco i partiti che compongono questa maggioranza e gli italiani che, da parte loro, hanno già detto chiaramente di non avere più fiducia in questo esecutivo.Su questa delicata vicenda pretendiamo la verità. È doveroso che tutti i veri responsabili vengano accertati e chi di dovere faccia un passo indietro. Bisogna porre rimedio a quello che Amnesty International ha già definito un atto contrario al diritto internazionale.È opportuno, quindi, attivarsi immediatamente per garantire l’incolumità di Alma Shalabayeva e di sua figlia.