Quarantacinque milioni di euro di beni confiscati ad un imprenditore coinvolto in inchieste antimafia sui clan nisseni, sono un colpo duro per la criminalità organizzata. Lo Stato vince e dovrebbero vincere anche i cittadini ottenendo che in qualche modo, questo denaro venga speso per loro.
Il rischio è che i cittadini, di queste risorse non vedranno nulla a causa di una debolezza del sistema per i beni confiscati. Ci appelliamo al Governo affinchè apra il cassetto che conserva beni confiscati e titoli e di utilizzarli per le necessità del Paese. Siamo grati alle forze dell’ordine che, nonostante le difficoltà di questi giorni, non si arrestano nel loro lavoro e ci consentono di raggiungere risultati importanti ma il problema e’ a monte. Se si vuole fare fruttare davvero quel patrimonio confiscato tra ville, veicoli, terreni, società, fabbricati, dobbiamo mettere mano al sistema e rivederlo alla radice, con una normativa che dica chiaro e stabilisca tempi e modalità di sequestro, confisca e che consenta di ridare alla collettività i soldi che la mafia ha sottratto, così come chiediamo noi nella nostra proposta di legge che interviene anche sui poteri dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati. Non farlo, e’ perdere l’occasione buona per ripartire.