Da anni si parla degli ingenti capitali esportati illegalmente in Svizzera, ma i nostri governi fanno orecchie da mercante. Perché non si è voluto procedere sulla strada già percorsa dalla Germania, dall’Austria e dal Regno Unito? L’Italia sia conseguente e concluda le trattative con il Paese elvetico in tempi brevissimi. È quanto auspichiamo io e Alessandro Lelli, responsabile del laboratorio Economia del partito. Ci auguriamo che l’incontro tra il presidente del Senato, Pietro Grasso, e il presidente del Consiglio degli Stati, Filippo Lombardi, porti finalmente a dei risultati concreti definendo una road map precisa e rapida. Non vorremmo che questi negoziati fossero la solita beffa per gli onesti che pagano anche per gli evasori. I capitali depositati nelle banche svizzere ammonterebbero a quasi 200 miliardi, e ci sarebbe la possibilità di incassare almeno 80 miliardi di imposte pregresse oltre all’annualità relativa al capital gain. Se continuiamo con questa sterile e vuota retorica, i grandi evasori continueranno a spostare il denaro in altri paradisi fiscali o lo intesteranno a società offshore, in modo da essere invisibili al fisco italiano. Tra l’altro, da notizie stampa risultava che il Governo svizzero avesse l’intenzione di abolire il segreto bancario, entro la fine del 2013, ma questo sembra invece valere solo per l’antiriciclaggio. Quindi i grandi evasori possono stare tranquilli in Svizzera, forse ancora per lungo tempo, anche dopo l’accordo se mai arriverà, se questi hanno intestato ad altre società i loro capitali al massimo pagheranno i piccoli evasori anche se di questi non si sapranno mai i nomi.