Ci sono 3 milioni e mezzo di lavoratrici e lavoratori in Italia che sono meno cittadini degli altri: sono Partite Iva e lavoratori diversamente autonomi, cresciuti nel nostro paese e nel resto d’Europa al tempo della crisi e privi di tutele e garanzie sociali. Le proposte di IDV partono da una lettura analitica delle loro condizioni materiali e da ipotesi di soluzioni concrete: dall’istituzione di uno strumento di sostegno al reddito nei periodi di non lavoro al diritto ai congedi parentali condivisi, dall’equa tutela nella malattia alla previsione di una riforma previdenziale in grado di garantire una pensione non inferiore al 60% dei redditi medi degli ultimi anni, dalla copertura contributiva figurativa per gli impegni di cura familiare e/o dei figli alla revisione delle aliquote contributive attualmente in vigore, dal diritto alla formazione continua (a valere sui Fondi Europei) all’agevolazione delle procedure (più rapide e meno costose di quelle legali) per il recupero dei crediti vantati nei confronti di committenti pubblici e privati. Cio’ con due presupposti: la sostenibilità finanziaria, a partire dalla separazione strutturale tra assistenza e previdenza dentro i bilanci dell’Inps, il decollo della previdenza complementare, la razionalizzazione di tutti gli strumenti attualmente in vigore( a partire dalla riforma degli ammortizzatori sociali) ed una stima credibile delle cifre necessarie; la necessità di un quadro regolatorio europeo comune, ovvero un contratto di lavoro europeo, un’ armonizzazione dei sistemi di sicurezza sociale dei singoli stati membri oltre che l’ esigibilità effettiva dei diritti sociali e di cittadinanza attualmente negati a intere generazioni di lavoratori e lavoratrici autonomi.